LE GEMME E L’ORAFO
Posted by: admin in Consigli del gemmologo, 31 Luglio 2015
Le note che seguono vogliono essere d’aiuto all’orafo e al gioielliere nella realizzazione e nell’intervento di restauro su oggetti con pietre preziose. Non solo come gemmologo ma anche come figlio di gioiellieri operatori in Valenza, città che della fabbricazione e della riparazione dei preziosi ha fatto il suo “modus vivendi”, ho sovente notato danneggiamenti irreparabili causati alle gemme da interventi inappropriati. Grande quindi il danno, sia economico che d’immagine, non necessariamente per negligenza degli orafi, ma, soprattutto per una non sufficiente conoscenza di alcune fra le caratteristiche peculiari delle gemme stesse. E’ per questo che, almeno per le gemme più importanti, sono state compilate schede con le caratteristiche basilari e alcune considerazioni sulla resistenza all’uso degli ultrasuoni, dei vapori, del calore, dell’acqua calda, degli abrasivi, degli agenti chimici. E su altre, eventuali condizioni di rischio, come l’esperienza purtroppo insegna. Se una delle caratteristiche fondamentali per le gemme usate in gioielleria è la durezza, cioè la resistenza che una sostanza oppone all’abrasione, questa non è però la sola qualità determinante, anche se forse é quella che meglio si sposa con il concetto di durabilità nel tempo. Come riferimento della durezza è stata scelta la scala di Mohs che, pur se codificata nei primi decenni dell’800, è almeno quella più diffusa e certo di più facile interpretazione. Si invita pertanto il lettore ad una particolare attenzione per gli esemplari con durezza inferiore a 7 (il quarzo, sulla scala di Mohs) dato che nella vita quotidiana, e di conseguenza anche in gioielleria, avviene sovente che i gioielli vengano a contatto con suppellettili di durezza simile a quella del quarzo: se quella delle gemme è superiore, allora le conseguenze sono rare e del tutto casuali; altrimenti, il danno potrebbe essere lieve, ma sarebbe sicuramente avvertibile sotto forma di abrasione. Ovvio, per esempio, come ad una minore resistenza all’abrasione corrisponda la necessità di adeguate, maggiori cautele. Un consiglio, che non vuole essere una regola ma solo un suggerimento per considerazioni di ordine tecnico, è quello di usare le gemme molto tenere per orecchini e ciondoli, in quanto meno esposti all’abrasione, piuttosto che su anelli e braccialetti ove sarebbero ben più vulnerabili. Un’ultima nota: dato che i metalli per eccellenza usati in gioielleria come l’oro, l’argento e il platino hanno durezze comprese fra 2,5 e 4,5, le pietre preziose che vi si incastonano dovrebbero avere valori sempre superiori; sarebbe infatti buona norma che col passare degli anni fosse il metallo, e non la gemma, a denunciare per primo i segni di usura come testimoni del tempo che passa… Mi auguro quindi che le note e le informazioni che seguono possano essere utili per evitare inconvenienti dalle conseguenze certamente non piacevoli. IL DIAMANTE Gemma per eccellenza che si trova al vertice dei valori di durabilità e inalterabilità nel tempo, grazie soprattutto a quella durezza eccezionale che in natura non ha rivali. E sebbene il diamante sia noto a tutti come la sostanza più dura su questa terra, questo non deve far pensare che tali gemme siano indistruggibili; infatti, se è vero che i diamanti possono solo graffiare sé stessi (è buona norma quindi tenerli separati nelle cartine), è altrettanto vero che possono rompersi in conseguenza di urti accidentali, sia lungo piani regolari (sfaldatura), sia secondo direzioni irregolari (fratture concoidi, di solito). In fase di lavaggio, per assicurare la brillantezza della gemma si possono usare tranquillamente sia gli ultrasuoni, sia l’alcool o eventuali reagenti chimici; l’unica precauzione da adottare è quella di verificare che non presentino fratture riempite con sigillanti: in questo caso l’intervento potrebbe riportare la gemma alle condizioni iniziali, quelle esistenti prima del trattamento di stuccatura (in gergo “filling”).